Il nome Sant’Andrea evoca immediatamente un luogo: perlomeno chi è di Polpet pensa senz’altro al Frùsseda e a quella bianca presenza affacciata da secoli, quasi a proteggere l’abitato steso ai suoi piedi. Qualcuno poi associa alla chiesetta giornate di faticoso lavoro, momenti intensi di vita, trascorsa, spesso, insieme a parenti e ad altre famiglie, in posti di montagna ora impervi ma allora coltivati e trafficati come piazze. Ebbene un luogo, caro e vissuto.
Noi oggi, nella ricorrenza di S.Cristina, vogliamo salire ancora una volta lassù a implorare protezione e, affacciandoci a quel pulpito, guardare idealmente verso gli altri luoghi dedicati a S.Andrea: da Sitran, a Vittorio Veneto, e via via attraverso Patrasso verso Oriente. Già perch? S.Andrea, prima ancora di essere un luogo, è una grandiosa e amata figura che conduce proprio al Vicino Oriente.
Un Santo cui i fratelli d’Oriente guardano con grande affetto: il pescatore, il primo apostolo chiamato da Cristo, colui che corre deciso dal fratello Pietro gridandogli di aver trovato Gesù, il vescovo messo in croce. Chi ha festeggiato S.Andrea assieme agli Scout lo scorso 30 novembre si è reso conto che due comunità cristiane, cattolica e ortodossa, si sono incontrate proprio nel nome dell’Apostolo e hanno recitato assieme, in lingue diverse, lo stesso Credo.
Sant’Andrea, dunque, come figura che ci sprona all’impegnativo compito di fare Sinodo, di camminare insieme, di cercare unità nella nostra comunità di Polpet-Ponte nelle Alpi e di qui trasmetterne il messaggio anche all’esterno.
La campana della chiesetta riporta un’invocazione. Mi piace immaginare che salga al cielo in questa circostanza e ad ogni rintocco: “Sant’Andrea aiutane”.
ILMORODIVENEZIA